Laura Vicenzi della redazione cultura di Bassanonet.it ha recensito l’incontro con Margherita Graglia da noi promosso il 18 maggio 2012 all’interno della rassegna di eventi per la Giornata Internazionale contro l’Omofobia e la Transfobia.

Omofobia

Al Caffè dei Libri il Circolo Tondelli ha proposto la presentazione del libro di Margherita Graglia dedicato ai temi dell’omofobia e della discriminazione dei comportamenti sessuali

Laura Vicenzi
bassanonet.it, 19 maggio 2012 08:11 | Visto 242 volte

È stato presentato ieri, a Vicolo Gamba, il libro di Margherita Graglia intitolatoOmofobia. Strumenti di analisi e di intervento. L’incontro rientrava nell’ambito delle iniziative per la Giornata internazionale contro l’omofobia proposte dal Circolo Tondelli Lgbt di Bassano, attività patrocinate dall’Assessorato alle Pari Opportunità cittadino e approvate dal Ministero competente come iniziative di rilievo nell’ambito della prevenzione e del contrasto delle discriminazioni.
Al dibattito, presentato da Giuseppe Sartori del Circolo Tondelli, oltre all’autrice sono intervenuti Riccardo Poletto, docente e Consigliere comunale e Rosalia Cera dell’Agedo veneto (associazione genitori di omosessuali). Margherita Graglia, psicologa e psicoterapeuta, all’attività clinica affianca quella di formatrice e consulente presso Aziende Usl, Università, Scuole di Specialità e Enti pubblici sui temi dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere, conduce corsi rivolti agli insegnanti sui temi dell’identità sessuale, partecipa a vari progetti europei sui temi della diversità, del contrasto al pregiudizio e dell’inclusione sociale. L’omofobia esiste, si è partiti da qui. L’autrice ha presentato un’analisi della funzione psico-sociale dell’arroccamento che porta a squalificare, a considerare un gradino più in basso, i comportamenti omosessuali e ha indagato alcuni aspetti legati al linguaggio e alla comunicazione che inducono a una declinazione negativa della forma omosessuale dell’affettività.
Sessismo e razzismo sono fenomeni più evidenti nelle loro manifestazioni, l’omofobia, quando non è apertamente dichiarata, si presenta più in sottotraccia, celata com’è spesso dalla maschera di un sorriso che non è un sorriso, ma è un invito al dileggio e alla svalutazione della persona considerata diversa. L’ambiguità di questa comunicazione è particolarmente dannosa soprattutto per i giovani, per chi ha ancora in costruzione la sua identità di genere; come altrettanto dannoso è il silenzio riguardo al tema dell’omosessualità, la censura che si opera anche negli ambiti educativi e formativi più prossimi ai ragazzi, la famiglia, la scuola, il contesto dello sport: anche solo non nominando, ad esempio, le parole relative all’omosessualità si contribuisce a creare una non abitudine, una non familiarità che generano distanza e diffidenza. A parole, dai recenti dati Istat, ma anche dall’osservazione informale della comunità che ci circonda, gli Italiani esprimono un atteggiamento di accettazione dell’omosessualità con la condizione di un “a patto che” spesso legato alla “discrezione” nei comportamenti. Si tratta di un’accettazione politically correct che spesso poi viene sconfessata dai comportamenti quotidiani e che crea un enorme disagio alle persone che vivono la condizione dell’omosessualità come emarginazione. La comunicazione quasi immediata della nostra parte identitaria legata alla sessualità è una richiesta forte della società, la persona che ha un orientamento omosessuale, qui e adesso, sente di non avere pari opportunità in questa dichiarazione, civilmente certo ancora non le ha. Gli interventi suggeriti dal dibattito per contrastare l’omofobia sono l’informazione, la formazione, la sensibilizzazione, la creazione di una rete, le minoranze di ogni tipo hanno sempre bisogno di un sostegno allargato. “La partecipazione di tutta la cittadinanza a manifestazioni come il Pride – ha concluso Margherita Graglia – il cui senso è spesso distorto dall’immagine fornita dai media, è importante per costruire un contesto inclusivo, non discriminatorio, che dia una sorta di benedizione”. Il termine “benedizione” utilizzato dall’esperta stupisce un po’ perché è dichiaratorio dell’attesa di un beneplacito che non dovrebbe essere necessario per una condizione legata alla varietà naturale delle manifestazioni d’affetto dell’umano, la sua comparsa nel discorso è però interessante perché invita a una riflessione anche sul ruolo dell’indottrinamento culturale che agisce sui nostri comportamenti sociali.
Oggi alle ore 16.30 in Sala Tolio il Circolo Tondelli offre un’ulteriore occasione di approfondimento su questi argomenti con un incontro che ha come tema “Quale cittadinanza negli affetti, nel lavoro, nella vita sociale?”. L’appuntamento è a ingresso libero.
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