«Matteo si è buttato dal quarto piano non sopportando più le offese dei compagni di scuola. Ma tanti altri sono i ragazzi che vivono un clima di assedio e di violenza anche nelle scuole del Vicentino». A dirlo è Giuseppe Sartori , del circolo di solidarietà Tondelli di Bassano, che ha sede alla Cgil di largo Parolini. Da qualche anno il circolo, nato come punto di incontro per gay e transessuali ma che via via si è trasformato in un centro contro le discriminazionitout court, ha istituito una «linea amica» che riceve, tra le altre, anche numerose telefonate di ragazzi che vivono una situazione di malessere e di solitudine.

«Ci sono giunte chiamate di studenti che vivono con estremo disagio il dover affrontare ogni mattino i corridoi delle nostre scuole – spiega -. In particolare colpisce la loro grande solitudine, il disagio nei rapporti familiari e la necessità urgente di trovare qualcuno con cui poter dialogare e dare sfogo a quello che provano. Spesso si tratta di ragazzi magari caratterialmente più sensibili, meno omologati alla media e quindi oggetti di scherno. A scuola non sanno con chi parlare, in famiglia neanche. Quindi un isolamento doppio, che può sfociare in decisioni terribili come quella di Matteo».

Secondo Sartori il mondo della scuola, con la sua cronica mancanza di mezzi, non riesce da solo ad arginare il fenomeno e necessita di una maggiore attenzione: «Gli insegnanti devono essere preparati ad ascoltare i ragazzi e a svolgere pienamente il loro ruolo di educatori. Su temi come la condizione omosessuale non ci si può improvvisare: è necessario fornire informazioni corrette e aggiornate ai ragazzi, altrimenti la vince il pregiudizio di cui è stato vittima Matteo. Noi siamo stati invitati più volte da ragazzi e genitori a fare attività di informazione sull’omosessualità nelle scuole. Spesso sono proprio gli studenti a chiederci di attivarci con gli insegnanti, perché siano in grado di affrontare la situazione».

L’importante, dice il responsabile del circolo Tondelli, è che si lascino da parte polemiche e strumentalizzazioni politiche, «che sfociano spesso in giudizi improvvisati, non meditati nella loro valenza, di cui poi ne fanno le spese i nostri ragazzi». La soluzione è ascoltare di più i giovani, fornendo un’opportunità di dialogo alle differenze: «In caso contrario, l’indulgere perennemente nel deleterio gioco della contrapposizione ci ritroverà a piangere quando ormai è troppo tardi su vicende come quelle che la cronaca di questi giorni drammaticamente ci racconta».
Laura Lorenzini

Il Gazzettino – venerdì 13 Aprile 2007